Guido Sgardoli

immagine per Guido Sgardoli In concorso con:
The Stone. La settima pietra, Piemme

Laureato in Medicina Veterinaria, insieme agli studi ha coltivato la passione per il disegno, l’animazione e la scrittura. Dopo l’esordio nel 2004, ha pubblicato moltissimi romanzi di narrativa per ragazzi con i più importanti editori italiani. Tra i molti riconoscimenti ottenuti, nel 2009 e nel 2015 ha vinto il Premio Andersen.
The Stone rappresenta per lui una grande sfida: il confronto con un gigante della letteratura horror nonché il suo mito personale, Stephen King. Per il Battello a Vapore ha già pubblicato diversi libri, tra cui La mano di Thuluc e Dragon boy.

Intervista all’autore

Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Non lo ricordo, ma sicuramente era un libro di avventura. Non ho mai letto fiabe o albi illustrati. Da ragazzino cercavo l’evasione, volevo partire, lasciare la mia cameretta, la mia casa, la mia piccola città, e vedere, scoprire, conoscere cose nuove. Tra i primi titoli che mi hanno affascinato ricordo quelli di Verne, in particolare Il giro del mondo in ottanta giorni e L’isola misteriosa.

Perché e quando hai deciso di scrivere un libro per ragazzi?
Non credo di averlo deciso. Ho sempre scritto storie, racconti, inizi di romanzi, fin da quando avevo dieci anni. Nel 2001 ho visto il primo Harry Potter e uscendo dal cinema ho pensato che forse anch’io avrei potuto scrivere una storia per ragazzi. Tre anni dopo ho pubblicato il mio primo libro.

Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di scrittore?
Se si è lettori e scrittori, tutti gli autori in qualche modo ci influenzano, anche quando non ce ne rendiamo conto. Ho imparato come si scrive un libro alla scuola degli scrittori bravi, le mie letture preferite, che negli anni hanno visto succedersi nomi come Mark Twain, Charles Dickens, William Faulkner, John Steinbeck. Ma anche Roald Dahl e Astrid Lindgren.

Raccontaci in breve una giornata tipo di quando scrivi.
Scrivere richiede del tempo per pensare alle storie e per documentarsi. Quindi le mie giornate sono formate da momenti di scrittura (davanti al computer), momenti di ricerca e studio (davanti a libri, giornali o computer) e momenti di pensiero (una passeggiata, una corsa in bicicletta, la spesa, tagliare l’erba in giardino). Se posso dedico alla scrittura non più di metà giornata.

Cosa ti piacerebbe che pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
La cosa che vorrei è che provassero nostalgia per la storia appena finita e per i suoi protagonisti. Come aver trascorso una bella giornata con un amico e poi doversi lasciare.

Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse scrivere un libro?
Scrivi di ciò che conosci: la tua città, la scuola, gli amici, la famiglia. Sarà più facile per te e più credibile per chi ti leggerà.

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