Nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE, il riconoscimento vuole rendere omaggio alla cultura del vecchio continente e ai suoi legami con l’Italia.

I libri candidati all'XI edizione

immagine per Di notte tutto è silenzio a Teheran
di:
Shida Bazyar
Teheran, 1979. Behsad, giovane rivoluzionario comunista, lotta per un nuovo ordine dopo la cacciata dello Scià. Ci trascina nelle sue azioni clandestine, ci confessa le sue speranze per un nuovo Iran e ci racconta come, nel cuore della lotta, abbia incontrato l’amore della sua vita, Nahid. Dieci anni dopo, Behsad e Nahid si trovano in Germania. Insieme ai loro figli, Laleh e Morad, sono fuggiti dall’Iran dopo l’ascesa al potere di Khomeini. La tessitura delle loro vite racconta ciò che è rimasto di una rivoluzione perduta, l’oppressione, la resistenza, il desiderio assoluto di libertà, l’attaccamento alle proprie radici, e poi lo strazio dell’esilio, la doppia cultura, la non appartenenza a un mondo dotato di nuove e incomprensibili regole, il tutto cantato da quattro voci indimenticabili che si sprigionano, nella notte, come un’epopea; finché il canto si fa immagine che resta indelebile, quando l’adolescente Laleh filma il nonno perché trasmetta un messaggio al figlio lontano – “Behsadjan, dice alla fine, Behsadjan, Salam. La sua voce suona così debole. Behsadjan, come stai? Io spero che tu stia bene, figlio mio. Si zittisce e inghiotte e il suo inghiottire fa rumore”. Un ritratto di famiglia macchiato di sangue ed esilio, politico, umano, contemporaneo e terribilmente illuminante sulla situazione in Iran.
immagine per Il canto del profeta
di:
Paul Lynch
È una serata umida a Dublino quando la biologa Eilish Stack sente qualcuno bussare alla porta. In piedi davanti alla veranda trova due uomini della polizia segreta, venuti a cercare suo marito, vicesegretario del sindacato insegnanti. Larry Stack però non è ancora rientrato. «Non c’è niente di cui preoccuparsi» le dicono gli agenti in tono cortese. Ma una volta che se ne sono andati, Eilish ha l’impressione che le ombre della notte siano entrate in casa. Qualche tempo prima, il partito di destra National Alliance è salito al governo e ha approvato delle leggi che gli attribuiscono poteri d’emergenza. Poco dopo, Larry è inghiottito dal labirinto burocratico dello Stato e la vita di Eilish e dei suoi quattro figli sprofonda nel caos. Tutta l’Irlanda scivola verso l’autocrazia, risucchiata in un «buco nero» che «anche quando il regime sarà rovesciato continuerà a crescere e a consumare il paese per decenni». Le scuole e i negozi chiudono, gli scaffali dei supermercati si svuotano, i cittadini perdono il lavoro, poi anche i loro diritti. Per strada si spara e si lanciano bombe. Finché agli irlandesi non resta altra scelta che scappare come profughi. Distopico, terribilmente attuale, sostenuto da un ritmo serrato, Il canto del profeta ci ricorda in modo drammatico quanto siano fragili le nostre libertà e quanto sia facile, anche per una democrazia del ricco Occidente, precipitare nella barbarie.
immagine per La mia Ingeborg
di:
Tore Renberg
Il vecchio Tollak è un uomo pieno di contraddizioni: orgoglioso e furioso, giusto e tenero. Ormai vecchio e solo, non fa che imprecare contro il mondo che da tempo, per lui, ha smesso di avere senso. Solo una cosa lo teneva attaccato alla vita: sua moglie Ingeborg, amatissima, scomparsadiversi anni fa. I suoi due figli, ormai adulti, hanno abbandonato la vita desolata della provincia remota dove sono nati, e passano a trovarlo di rado; soltanto Oddo è rimasto con lui: Oddo loscemo, come lo chiamano i vicini, di cui Tollak si prende cura da quando, ancora bambino, è stato abbandonato dalla madre. Tollak insiste affinché sua figlia e suo figlio tornino a casa ancora una volta, ha bisogno di parlare e condividere il suo segreto prima che sia troppo tardi. O meglio, i suoi segreti: le verità che Tollak ha sempre tenuto per sé sono molteplici, e sono una più terribile dell’altra.
immagine per Triste Tigre
di:
Neige Sinno
Negli anni Novanta la famiglia di Neige conduce una vita solitaria nelle Alpi francesi. Tra i 7 e i 14 anni, la piccola Neige viene regolarmente violentata dal suo patrigno. Nel 2000 Neige, supportata da sua madre, sporge denuncia e l’uomo viene condannato a nove anni di carcere. Vent’anni dopo, Neige trova la forza di raccontare ciò che le è capitato. Senza pathos, né autocommiserazione, cerca di disinnescare ciò che chiama la «piccola bomba». Il risultato non è un memoir classico, non è una storia che chiede compassione, ma una riflessione sensibile, intelligente e sincera che indaga i fatti e insieme l’impossibilità di dare una spiegazione, ma anche la possibilità di parlarne. Un’esplorazione tanto sul potere quanto sull’impotenza della letteratura. Per potere raccontare a sé stessa, l’autrice deve necessariamente interrogare altri testi, altre storie. E così ci conduce a una rilettura radicale di Lolita di Nabokov, di Virginia Woolf, e di numerose altre opere sull’incesto e sullo stupro, da Toni Morrison a Christine Angot e Virginie Despentes. Come si può raccontare il mostro? Che cosa succede nella testa del boia? Neige non si accontenta del punto di vista della vittima. Come William Blake che domandava alla Tigre: «Come è possibile che chi ha creato l’agnello ha potuto creare anche te, Tigre?», Neige va oltre. La sua storia ci porta tra coloro che hanno conosciuto un altro luogo, quello della notte e del male, coloro che sono riusciti a fuggire ma che sono rimasti segnati e che per questo resteranno sempre al confine tra l’oscurità e il giorno. Nessuna resilienza. Nessun oblio né perdono. Soltanto la ricerca del modo di restare in piedi, di scrivere questa storia come una «piccola bomba fatta esplodere nella propria casa, nell’intimità della lettura». Una storia che ha l’intensità e la fragilità delle cose concepite nella solitudine e nella rabbia. Con l’ambizione un po’ folle e un po’ ridicola di fare deflagrare questo mondo in un milione di piccoli pezzi.
immagine per L'educazione fisica
di:
Rosario Villajos
Agosto 1994. È una sera di fine estate e Catalina, che ha appena compiuto sedici anni, è turbata. Sta lasciando la casa della sua migliore amica dopo uno spiacevole evento ed è anche in ritardo: sa benissimo che i suoi genitori non tollerano che rientri un minuto dopo le dieci, l’ora in cui inizia il suo rigido coprifuoco. Catalina sa anche che se vuole sperare di arrivare in orario deve fare l’autostop, perché di autobus non ce ne sono. La prospettiva di salire in macchina con un estraneo la spaventa, ma al tempo stesso la intriga. Quel giorno le avance del padre della sua amica l’hanno costretta a spalancare gli occhi: sente di trovarsi sul precipizio tra l’essere bambina e l’essere donna, percepisce che il suo corpo è diverso da come lei l’ha sempre considerato. E così, quel breve tragitto fino a casa si trasforma in un viaggio costellato dall’affiorare di ricordi, pensieri, fantasie, esperienze e impressioni che compongono il paesaggio interiore di un’adolescente.
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I cinque libri candidati all’edizione 2024 e gli incontri al Salone di Torino

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