
Il Fattore Strega all’estero
Nel presentare la scorsa edizione abbiamo reso pubblici i dati percentuali del forte impatto commerciale prodotto dall’assegnazione del riconoscimento sui libri vincitori del Premio Strega e del Premio Strega Giovani nei dieci anni successivi all’istituzione di quest’ultimo (2014-2023). Quest’anno abbiamo voluto osservare la circolazione dei libri premiati in traduzione per scoprire se il cosiddetto Fattore Strega agisce anche in questo ambito. Dico subito che la risposta è affermativa: i libri premiati – abbiamo considerato i vincitori di questo secolo, 25 titoli dal 2000 al 2024 – non solo sono tradotti in grande misura nelle lingue più diffuse al mondo, ma arrivano anche in Paesi molto lontani. Prima di esaminare i dati nel dettaglio, desidero ringraziare gli editori e gli agenti interessati per averli messi a nostra disposizione.
Emerge un quadro piuttosto interessante. Dal punto di vista metodologico va detto che la ricerca prende in esame le lingue delle traduzioni, non le singole edizioni nelle varie lingue. Vale a dire che se c’è un libro che ha due edizioni, per esempio una nell’inglese degli Stati Uniti e una nell’inglese europeo, verranno calcolate come una sola, e così vale per i titoli che hanno differenti edizioni in Spagna e in Centro-Sud America, in Portogallo e in Brasile ecc.

Da questo grafico si osserva come l’andamento sia abbastanza discontinuo, il dato generale è tuttavia significativo: i libri che hanno vinto il Premio Strega sono stati tradotti mediamente in 15 lingue diverse (per un totale di 380 traduzioni e 44 lingue interessate). È possibile osservare la presenza di un capofila, ossia Paolo Giordano con La solitudine dei numeri primi (Mondadori), che da solo copre quasi tutte le lingue prese in considerazione (40 su 44), e altri libri molto tradotti come Paolo Cognetti o Margaret Mazzantini. Emerge inoltre una certa disattenzione nel periodo centrale, dunque tra 2009 e 2016, in cui i libri premiati assommano tutti un numero di traduzioni inferiore alla media: un risultato in parte casuale, dettato da ragioni contingenti come la lunghezza dei romanzi in questione, il loro difficile impasto linguistico, l’aderenza spiccata alla situazione socio-politica italiana.
Il secondo grafico prende in considerazione le aree geografico-linguistiche. Si tratta di un criterio misto che tiene conto di regioni del mondo in cui si parlano lingue di ceppi diversi. Ed ecco un dato sorprendente che riguarda l’area europea: il maggior numero di traduzioni non è nelle lingue germaniche o romanze come ci si potrebbe aspettare, anche se entrambe sono molto rappresentate, ma in quelle slave.

Se questa volta mettiamo in graduatoria le lingue dei libri premiati in base al numero di traduzioni, scopriamo che lo spagnolo, il francese e il tedesco sono quelle in cui si traduce di più insieme al nederlandese, ed è anche questo un dato spiazzante. L’Olanda è in questo momento uno dei paesi più ricettivi rispetto alla narrativa italiana in generale e al Premio Strega nello specifico. Qui un libro come Le otto montagne di Paolo Cognetti è stato un caso letterario e un grande successo commerciale. Più attardata è la posizione della lingua inglese: nei Paesi anglofoni l’effetto Ferrante probabilmente non ha ancora prodotto tutti i risultati che è lecito attendersi.

Nell’ultimo grafico troviamo infine la graduatoria degli editori che nel proprio catalogo hanno almeno 3 dei 25 libri premiati dallo Strega. Ai primi posti leggiamo tutti marchi appartenenti a mercati editoriali relativamente o decisamente piccoli – Portogallo, Olanda, Lituania – ed Europa Editions, che è un imprint delle italiane Edizioni E/O nato per pubblicare sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito. Per gli amanti delle curiosità, l’editore Colibri non ha tradotto in bulgaro Il colibrì di Sandro Veronesi, uscito in Bulgaria da Paradox.
