Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati, dal 1947 a oggi, raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni.
I libri proposti dagli Amici della domenica
proposto da:
Antonio Pascale
«Candido il libro di Daniele Rielli, Il fuoco invisibile. Storia umana di un disastro naturale (Rizzoli), perché Rielli è riuscito a sfruttare tutte le enormi ma poco utilizzate potenzialità del romanzo.
Utilizzando vari strumenti narrativi, dal reportage d’autore, all’inchiesta giornalistica, all’autobiografia, alla riflessione saggistica, al racconto narrativo vero e proprio, Rielli costruisce così facendo un magnifico romanzo corale, una narrazione che mostra da subito una filiazione diretta con modelli alti, come A sangue freddo di Truman Capote. Concentrandosi sulla più grave epidemia batterica, e cioè la Xylella (che ha devastato la coltura degli olivi in una vasta area del Salento) storia dopo storia, vicenda dopo vicenda, un personaggio dietro l’altro, Rielli ci regala attraverso un commovente senso di pietas, tenendo a bada ironia e sarcasmo, una mappa per orientarci nel mare magnum della modernità. Un territorio pieno di contraddizioni, illusioni, nostalgie del tempo che fu, cattive letture, complottismi. Insomma Il fuoco invisibile è la mappa di noi esseri umani, un bellissimo romanzo che alimenta la conoscenza e dà un senso alla nostra vita che altro non è che un tentativo di analizzare l’enigma dell’io.» (A.P.)
proposto da:
Gianluigi Simonetti
«Per l’edizione 2024 del Premio Strega propongo la candidatura di La città e i giorni di Filippo D’Angelo, perché lo considero esemplare di cosa dovrebbe fare (e forse ha sempre fatto) un romanzo degno di questo nome.
La città e i giorni scava sotto la superficie delle azioni e dei discorsi umani per individuare i moventi profondi, le tensioni, i conflitti che ne sono alla base e che forse solo l’arte rende capaci di vedere. Per arrivare a questo risultato Filippo D’Angelo costruisce una speciale configurazione linguistica e formale. Disegna un mondo narrativo che possiede sia la forza di un’attenta osservazione dal vero sia gli spessori che sa accumulare la fantasia romanzesca. Crea due paesaggi indimenticabili – rendendo familiare l’ambientazione africana ed esotica quella milanese – e due protagonisti sfaccettati e ambivalenti (credibili come singoli e autonomi individui, ma insieme capaci di restituire l’immagine di un ceto, di una generazione, di un desiderio di possesso e di un senso di colpa). Infine elabora una struttura narrativa peculiare, articolata e per certi versi imprevedibile, con piani temporali diversi, differenti livelli di senso e plurime chiavi di lettura.
Per tutti questi motivi credo che La città e i giorni rappresenti un ottimo esempio dello sforzo più serio che la narrativa italiana sta compiendo in questi anni per continuare la vecchia e sempre attuale missione del romanzo: divertirci con la forza delle parole e delle idee, farci sapere chi siamo veramente.» (G.S.)
proposto da:
Paolo Ferruzzi
«Ho letto tanti libri in questi ultimi mesi ma senza ritrovarmi in alcuno di essi. Poi ho letto un libro che mi ha fatto volare con le ali della fantasia al soffio del vento che nel vortice porta con sé cose e fogli con parole scritte. Come il vento dell’uomo dal cappello dalle larghe tese nere, come il vento di Manalive di G.K.C. Ricordate come in Manalive Innocenzo nasce? Dal vento! Da quel vento che si leva alto a occidente come un’onda d’irragionevole felicità portando con sé “il nevoso aroma delle foreste e la gelida ubriachezza del mare e che in mille buchi e cantucci ristora la gente come un boccale di vino fresco e la sorprende come una percossa”. Da quel vento che “nelle stanze più riposte di case labirintiche e recondite, suscita come un’esplosione domestica e semina l’impiantito di fogli professorali, tanto più preziosi quanto più fuggitivi”. E risveglia drammi in esistenze senza dramma, e suona le trombe della crisi sul mondo. Da quel vento che giunge, spacca il cielo e scarica a destra e a sinistra la nuvolaglia e spalanca le grandi fornaci radiose dell’oro serotino. E il vento nelle Stanze dei giardini segreti di Nevio Casadio, irrompe come un meteorite improvviso può cadere in una Romagna a me sconosciuta, in una “Marmont” sperduta, in un mulino abbandonato come nella “Zona” tarkovskijana dove la forza dei sogni fa smuovere i bicchieri ricolmi di vino rosso alle more. E ho letto un libro a voce alta per chi mi stava vicino e ancora di nuovo per chi lontano ascoltava senza essere veduto e che ne voleva risentire brani perduti del “bacio dell’innocenza”, l’eco nella “stanza del cimitero dei nomi abbandonati” e il soffiare “su quelle lettere scomposte e disegnate nell’aria, come per dire che tutto vola via e che sotto quelle lettere non c’era niente, fumo e basta”. E ho letto un libro e mi sono sentito, in un’isola felice sul mare, in un mulino quale custode “dei resti di gente sfiorita” e di “luoghi dove incontrare sé stessi lungo il filo dei sogni”. E ho letto un libro dove si anagramma la realtà per raccontare, in una stanza vuota, la storia ancora più vera del “saliorgezivo” evocato nella struggente amicizia neppure intaccata “dall’invidia della terza sigaretta accesa”. E ho letto un libro che idealmente colloco tra le cose care nella “stanza degli amici” perché mi possa aiutare a trasformare la bruttura in bellezza, l’inutile in fantastico, il bistrattato in meraviglia, perché Le stanze dei giardini segreti è poesia e fantasia, è tutto ciò che aiuta per essere “l’autore dei propri sogni”.» (P.F.)
proposto da:
Nicola Lagioia
«La fine di un amore, il fine vita, il senso del sacro nella contemporaneità. Era tempo che non leggevo un romanzo capace di raccontare così bene la nostra epoca. La ragazza eterna di Andrea Piva affronta strade decisamente poco battute dalla letteratura italiana delle ultime stagioni e forse, proprio per questo, “vede cose”. Mi ha colpito per la forza dei personaggi, l’orchestrazione delle loro vicende, l’uso di una cifra stilistica di gran pregio, ma soprattutto perché dimostra come la forma romanzo sia ancora qualcosa di non sostituibile, poiché dell’esperienza umana (il nostro sentimento di essere temporaneamente al mondo) sa cogliere elementi che nessuna altra narrazione riesce a mettere in luce. Un romanzo di questo tipo prende corpo di solito nel silenzio e nell’attenzione, gli stessi in cui sembra essersi avvolto il suo autore, piuttosto schivo e lontano dai clamori, motivo in più perché un premio importante come lo Strega lo valorizzi.» (N.L.)
Vincitore 2023
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Premiazione
Vincitore 2023
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Notizie
29 Febbraio 2024
Venerdì 5 aprile sarà annunciata la dozzina in una conferenza stampa che si terrà presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano
Incontro dedicato al Premio Strega 2023 ad Aosta
4 Dicembre 2023
Incontro con Andrea Canobbio a Rivalta di Torino
30 Novembre 2023
Incontro dedicato al Premio Strega 2023 a Verona
26 Ottobre 2023
Incontro dedicato al Premio Strega 2023 a Roma
28 Settembre 2023
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5 Luglio 2023
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7 Giugno 2023