Sin dalla nascita il Premio Strega è stato indice dei gusti letterari degli italiani. I libri premiati, dal 1947 a oggi, raccontano il nostro Paese documentandone la lingua, i cambiamenti, le tradizioni.

I libri proposti dagli Amici della domenica

appetricchio
proposto da:
Luca Doninelli
«Un libro di rara felicità narrativa e linguistica, che ha già ottenuto molti importanti consensi. Petricchio è un improbabile borgo del Sud Italia non ancora scoperto dal turismo, dove il tempo e la vita scorrono come al tempo dei trisavoli, secondo ritmi ormai sconosciuti alla più parte di noi. A Petricchio non ci sono cognomi, tutti si chiamano per nome e tutti si chiamano Rocco e l’anagrafe non è meno esotica di Tahiti. Non ci sono vie, non vi si entra in automobile. La conoscenza del mondo a Petricchio non si sviluppa come da noi: chiunque venga dal Nord, da Cuneo come da Udine, è comunque “di Milano”, il resto è stravaganza. Petricchio però non è solo un borgo, ma un mondo, con una sua vita e mille storie, tutte diverse dalle nostre. Le vicende del tempo presente la attraversano, come ovunque, ma una millenaria cultura, che il trionfo della società capitalista sembrava dover cancellare, continua a fare resistenza, opponendovi i propri valori e la propria lingua e continuando a generare vita. Vitale ed esilarante, antiglobalista per vocazione, Appetricchio è un godibilissimo incontro fra la nostra curiosità naturale e ciò che chiamiamo l’altro, un’ironica scoperta della Differenza, che spesso si trova non agli antipodi ma a pochi passi da casa nostra, se non in quella parte di noi che abbiamo voluto dimenticare.» (L.D.)
infinito
proposto da:
Furio Colombo
«È un libro giovane, scritto in un solo respiro, in cui si sente che la storia è allo stesso tempo obbligata e scritta in uno spazio libero della vita, con slancio e una sorta di entusiasmo. Non c’è un solo momento in cui il lettore possa domandarsi: “e adesso?” Il dopo, (lo senti subito), ti arriva rapido nel racconto perché ti dice subito che non si fermerà. Se fosse un film non potresti mettere la parola fine. Quando comincia, il libro è già cominciato. Ti aspetta un pezzo di giovani vite in corsa. Quando finisce non finisce e va per la sua strada, come succede a tutti i libri destinati a esistere. Questo libro si aggrappa al lettore. Avventuratevi in queste pagine e ne avrete la prova. La storia sembra scorrere (va letteralmente di corsa) dentro quel grande contenitore che è la vita di famiglia (adulti e bambini, amore e scontri) cioè la prevalente letteratura di questi anni. Ma porta una sua inafferrabile novità. Vive in un dialogo e in un flettersi nello stesso tempo spensierato e pensoso in cui tutto accade in ciò che potremmo chiamare una gita nella vita, con le sue stanchezze e le sue pene, ma con una vitalità inarrestabile.» (F.C.)
il buio delle tre
proposto da:
Saverio Simonelli
«Ci si trova davanti questo titolo: Il buio delle tre ed è facile pensare alla fantomatica ora del diavolo, spicchio di notte fucina di inquietudini, ma di diabolico questo romanzo di Vladimir Di Prima non ha nulla, e più che di inquietudine è meglio parlare di spasmodica tensione verso una meta per il protagonista apparentemente irraggiungibile. Sì, perché Pinuccio Badalà, figlio di un sindacalista orrendamente sfigurato nell’attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980, ha fissato da quel giorno il suo obiettivo, farsi pubblicare, esistere nel mondo dell’editoria, credere fermamente nell’avverarsi di un sogno che nasce improvviso ma, come accade per tutte le passioni, imbocca irrefrenabile un piano inclinato che conduce inevitabilmente all’incrocio con la realtà. Di qua il giovane di una provincia sonnolenta, di là il caos intermittente e indecifrabile di un mondo che sembra ai suoi occhi vogliosi di notorietà non dormire mai. Lì c’è umanamente e disumanamente un po’ di tutto: amici inaffidabili, consiglieri strategici e millantatori fuorvianti, agenti voltagabbana, perfino un premio Nobel prodigo di esistenziali quanto superflui consigli, tutti personaggi che orbitano attorno a quel pianeta luminoso come una stella, vaporoso come un miraggio, in un confronto impari per cui ad altrettanti rifiuti corrisponde nella mente frustrata di Pinuccio una pervicace e paradossalmente inscalfibile fiducia nei propri mezzi. Sarebbe comunque sbagliato limitarsi ad accogliere questo testo come una grottesca fotografia di un ambiente culturale in decadenza, c’è invece ne Il buio delle tre soprattutto l’evidenza di quella inevitabile sproporzione tra l’ampiezza di un desiderio umano e le strettoie anguste del mondo reale. Impossibile combaciare, possibile invece continuare a sperare, una speranza che Di Prima con la sua prosa empatica ma mai indulgente lascia balenare oltre l’ultima pagina, proprio come un miraggio che in fondo potrebbe anche non essere tale.» (S.S.)
L'ultimo treno da kiev
proposto da:
Gianni Maritati
«Con uno stile aderente alla crudezza della realtà raccontata, il romanzo ricostruisce in modo doloroso la fuga di tante donne ucraine dalla fame e dalla guerra. Con gli occhi di Irina, la protagonista costretta a lasciare il suo Paese per cercare in Italia un nuovo futuro insieme a sua figlia, possiamo vedere le piaghe dell’immigrazione clandestina, lo strapotere delle mafie, le scosse terribili dello sradicamento culturale. Un viaggio, quello di Irina, verso la libertà e l’emancipazione. I personaggi sono memorabili. Da sottolineare la partecipazione affettuosa ma mai invadente dell’autrice a un grande dramma del nostro tempo.» (G.M.)

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29 Febbraio 2024

Venerdì 5 aprile sarà annunciata la dozzina in una conferenza stampa che si terrà presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio di Vibia Sabina e Adriano

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