Francesco D’Adamo

immagine per Francesco D’Adamo In concorso con:
Oh, Harriet!, Giunti Editore

Francesco D’Adamo, milanese, da anni con i suoi romanzi tenta di raccontare il complicato mondo in cui viviamo a quelli che lui ama definire “gli adulti che hanno provvisoriamente massimo 13/14 anni”. Tra i suoi successi: Storia di Iqbal (Premio Cento), Johnny il seminatoreStoria di Ismael che ha attraversato il mare. Con Giunti ha pubblicato: Oh, freedom!, Dalla parte sbagliata – La speranza dopo Iqbal, Le stanze di Mamud, e Papà sta sulla torre. I suoi romanzi hanno ricevuto numerosi riconoscimenti e sono stati pubblicati anche all’estero.

Intervista all’autore

Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Ho cominciato a leggere alla grande: Pinocchio! Ai tempi era il primo libro che si leggeva alla scuola elementare. Poi ho continuato – furiosamente- anche grazie al mio maestro che ogni giorno in classe ci leggeva a voce alta un romanzo, si interrompeva sul più bello e andava avanti i giorni seguenti. Ho saccheggiato la Biblioteca di Cremona, provando ogni tanto a intrufolarmi nel Settore Adulti – cosa proibitissima!- per vedere cosa leggevano i grandi. Ogni tanto riuscivo a mettere le mani su uno dei loro libri, lo leggevo, ci capivo poco o niente ma non mi scoraggiavo. In quegli anni mi è venuta la matta idea e la voglia di diventare a mia volta uno che da grande avrebbe raccontato delle storie agli altri.
Accidenti, ce l’ho fatta!

Perché e quando hai deciso di scrivere un libro per ragazzi?
Non l’ho proprio deciso…Ho iniziato scrivendo dei ‘noir’, poi mi è venuta a cercare una storia che era intitolata Lupo Omega. L’ho scritta e mi sono accorto che era una storia pensata per degli adolescenti. Ci ho preso gusto e ho continuato. Comunque- sia chiaro!- io non scrivo romanzi per ragazzi, io scrivo storie per degli adulti che hanno provvisoriamente 13-14 anni, per questo le mie storie sono belle toste.

Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di scrittore?
Tanti! Anche perché davvero si impara a scrivere solo leggendo e nella mia lunga carriera di lettore ho trovato tanti scrittori che mi hanno appassionato e insegnato a scrivere. Stevenson e Salgari quand’ero ragazzo, poi i grandi autori americani, ma ho sempre letto di tutto: amo la fantascienza, i polizieschi, i fumetti… Due romanzi su tutti: Moby Dick e Cuore di tenebra!!

Raccontaci in breve una giornata tipo di quando scrivi.
Non ho orari e non ne voglio avere, ma una volta iniziata una storia cerco di lavorarci con continuità. Non riesco a scrivere nei ritagli di tempo, ho bisogno di avere davanti a me almeno una mezza giornata – meglio una giornata intera – in cui concentrarmi solo sulla storia e i personaggi. Scrivo nel mio studio, e per prima cosa tolgo dalla tastiera del PC Billy, il mio gatto, che ci dorme sopra. Poi lui cerca di risalirci. Una battaglia. Scrivo lentamente correggendo di continuo il testo. Ho bisogno di grande silenzio e concentrazione – d’altronde non si può disturbare un genio al lavoro.
Mentre scrivo non fumo, non bevo, non mangio, non… niente, la storia mi vuole tutto per sè.

Cosa ti piacerebbe che pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
Che bravo!
Come scrive bene!
Avvincente!
Voglio leggere tutti gli altri suoi romanzi!
Meglio di Vasco Rossi!
Meglio della play station!
Davvero nel mondo succedono queste cose vergognose che lui ci racconta? Bisogna fare qualcosa!

Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse scrivere un libro?
Non perdere neanche un minuto e inizia subito! A una condizione però: che ti diverti! Se no che gusto c’è? Io dopo tanti anni e tanti romanzi, per fortuna, a inventarmi le storie mi diverto ancora come un matto. Il giorno che mi annoierò, spero di avere il buon senso di smettere.

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