Susanna Mattiangeli

immagine per Susanna Mattiangeli In concorso con:
I numeri felici, Vànvere Edizioni

Susanna Mattiangeli è nata a Roma nel 1971. Ha studiato storia dell’ arte, ha lavorato per il teatro. Si occupa di progetti per l’infanzia, laboratori di disegno, e tecniche narrative, collaborando con scuole, biblioteche e librerie. Tra i suoi libri ricordiamo: Come funziona la maestra, ill. da C. Carrer (Editrice Il Castoro, 2013); Gli Altri, ill. da C. S. Rubio (Topipittori, 2014); Crescendo, ill. da F. Sala (La Fragatina 2015); Avete visto Anna?, ill. da C. Carrer (Editrice Il Castoro, 2017).

Intervista all’autrice

Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Sicuramente le Filastrocche in cielo e in terra di Gianni Rodari: ho imparato a leggere le prime parole proprio su quel libro, nell’edizione economica Einaudi, su cui la mia mamma aveva fatto dei disegni per farmi capire meglio cosa succedeva. Pensavo di averlo perduto ma fortunatamente ho scoperto di possederlo ancora.

Perché e quando hai deciso di scrivere un libro per ragazzi?
I primi libri che ho pubblicato erano il risultato di un lavoro di squadra, prima con il gruppo Loscaramazze e poi con B5 productions, una società in cui si faceva un po’ di tutto: illustrazioni con modellini fotografati, animazione stop motion. Ci è stato commissionato un libro illustrato e mi sono trovata a scrivere i testi in modo istintivo, tanto per sperimentare. Ho sempre coltivato un gusto per la filastrocca, il gioco di parole, la storiella breve e mi è parso bello aver realizzato qualcosa con altri ma non avevo ancora veramente riflettuto sulla scrittura per bambini e ragazzi. Negli anni, continuando a organizzare laboratori per bambini i miei riferimenti si sono allargati e ho cominciato a ragionare sulla letteratura per l’infanzia.

Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di scrittore?
Credo che Gianni Rodari, Italo Calvino, l’amato Antonio Rubino di Quadratino, Achille Campanile, lo studio del surrealismo e il realismo magico abbiano lasciato un sedimento, un gusto che ricompare sempre nel mio modo di interpretare quello che osservo.

Raccontaci in breve una giornata tipo di quando scrivi.
Io in generale non ho una giornata tipo. Quando scrivo, nella fase progettuale mi fa bene pensare camminando e approfitto per fare delle commissioni a piedi ma poi, per mettere le idee per iscritto, ho bisogno d’isolamento per concentrarmi: scappo, mi rintano, cerco di nascondermi anche se ormai mio malgrado sono allenata a lavorare anche nel casino, nei posti più strani. Ho scritto in macchina in mezzo al traffico, al mare sotto l’ombrellone, nel magazzino di una libreria. Quando scrivo ho bisogno di tempo, mi riservo sempre di trovare la parola migliore, di smontare una frase per ricomporla in un altro modo. È un lavoro un po’ ossessivo, che prende molta parte di me.

Cosa ti piacerebbe che pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
Mi piacerebbe che ai lettori venisse voglia di prendere spunti dal libro, che quello che scrivo facesse venire loro delle buone idee per fare cose nuove.

Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse scrivere un libro?
Guardatevi intorno, osservate le cose, quelle belle e anche quelle brutte. Anche la gente, scrutatela, sbirciatela, guardatela tutta intera o a pezzetti. Non lasciatevela scappare.

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