7 Febbraio 2020

Timothée De Fombelle. Interviste agli autori

Ti ricordi qual è stato il primo libro che hai letto?
Penso sia stato Il Piccolo Principe. Vivevo in Africa con la mia famiglia. Mia madre e mio fratello erano tornati in Francia per alcune settimane e sono rimasto solo con mio padre. Mio padre aveva preso a leggermi qualche pagina ogni sera. Non credo di averci capito molto allora, ma ne ricordo la magia.

Perché e quando hai deciso di scrivere un libro per ragazzi?
Quando ho scritto il mio primo racconto, Tobia, non ero convinto che fosse per ragazzi. Quella storia dal mio punto di vista era per tutti. Una casa editrice per ragazzi ha deciso di pubblicarlo e poi, quando ho iniziato a incontrare i giovani lettori, ho scoperto che sono loro i migliori lettori che potessi immagine. Leggono in profondità, riescono a leggere molte volte lo stesso libro. È difficile convincerli con le parole ma quando ti danno fiducia ti restano fedeli.

Ci sono degli autori o un autore in particolare che hanno influenzato il tuo lavoro di scrittrice?
Per la narrativa, sono sicuro di essere stata influenzato dal meraviglioso scrittore che è Alexandre Dumas. Per i libri illustrati, amo Tomi Ungerer e le sue brevi storie coraggiose.

Raccontaci in breve una giornata tipo di quando scrivi.
C’è un piccolo laboratorio a Parigi nel quale vado tutte le mattine. È come un’officina, non lontano da casa mia. Arrivo lì e come un falegname mi metto all’opera. Non aspetto di essere ispirato: scrivo e riscrivo tutto il giorno. Alcune volte lavoro a progetti di gruppo, con illustratori o musicisti. Amo quando altri artisti disturbano la mia solitudine!

Cosa ti piacerebbe pensassero i lettori una volta terminato il tuo libro?
Mi piace molto questa domanda, è esattamente quello che mi chiedo all’inizio di ogni progetto. Cosa vorresti cambiare nei tuoi lettori? Come vorresti che si sentissero appena finito il libro? A volte vorrei che fossero commossi o nostalgici. Altre volte vorrei che fossero pieni di energia. Vorrei sempre che i miei libri servissero ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno.

Che cosa consiglieresti a un tuo lettore che volesse scrivere un libro?
Molti giovani autori smettono di scrivere dopo il primo capitolo, perché scrivere non è esattamente come immaginavano. Sono paralizzati dall’ideale della scrittura, dal sogno, o dall’ammirazione per i grandi libri. Consiglio a tutti di continuare a scrivere! Se il primo capitolo non è perfetto, bisogna solo scrivere il secondo. Correggerai il primo più tardi. Scrivi questa storia. Sei l’unico che può farlo.

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