Cinema Persefone

immagine per Cinema Persefone Autore: Marilena Renda 
Titolo: Cinema Persefone
Editore: Arcipelago Itaca

In quarta di copertina:

la cenere è mescolata al sangue
per confondere quelli che pensano
che Persefone sia morta
scintilla, l’occhio fa fede
gli organi possono essere
implacabili
che importa la loro vita
lei ha dimestichezza con molte
forme di intollerabilità,
ma il sangue
è la più veloce

 

«Cinema Persefone» parla a un lettore contemporaneo già avvezzo alle riletture del mito, non soltanto in prosa. Con gli dei e gli eroi della classicità si sono già cimentati poeti del calibro di Anne Carson e Kae Tempest, producendo narrazioni in versi dense ed eloquenti. Questo libro compatto ed enigmatico si confronta invece con il periodico inabissarsi e riemergere dall’oscurità di Persefone sprofondando nel non detto anche il plot (“il mistero non si può dire”), per poi lasciar affiorare micro-eventi carichi di luce. È un cinema, quello allestito da Marilena Renda, in cui il buio è rotto a sprazzi da frammenti suggestivi. Persefone è una ragazza che di notte sogna “di dirne quattro alla madre”. Ade, bello come un divo dei giorni nostri, “porta la fanciulla a casa sua malvolentieri”. Lei gli piace molto, anche se lui ha “le foto dell’altra ancora nella galleria del cellulare”. E la vicenda è davvero tutta qui: è l’eterno accendersi, spegnersi e riaccendersi del desiderio (“Ade è vivo da sempre / desidera sempre”). Scrive Renda che “ogni cosa bella viene dall’oscurità”, anche l’amore che si fa al buio è più potente di ogni altra cosa. È la legge del sottrarsi per non appassire/ammansire, l’arte di far coincidere l’inizio con la fine. Questo ci dice una voce sapienziale vecchia come il mondo eppure straordinariamente sensuale: “se non vai all’inferno l’estate non germoglia”.

(Il Comitato Scientifico)


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